Un prototipo Lexus a guida autonoma

Toyota protagonista della mobilità del futuro. La guida autonoma farà risparmiare il 50% dei costi

di Mattia Eccheli
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BRUXELLES – Sulla guida autonoma «incalzate con le domande chi formula date precisa», esorta Gill Pratt, genio americano dell'intelligenza artificiale, già dirigente di rango nel Defense Advanced Research Projects Agency (Dapra) degli Stati Uniti e dall'inizio del 2016 a capo del Toyota Research Institute, una sorta di avanzatissimo centro studi applicati del colosso nipponico. «Siamo ancora nel campo della ricerca e della sperimentazione ed è oggettivamente impossibile sapere cosa succederà», precisa.

La guida autonoma è più un obiettivo “teorico” che pratico, quasi a lungo termine. In sintonia con la linearità giapponese, che punta sull'efficienza, il costruttore vuole azzerare gli incidenti. E l'auto a guida autonoma rappresenta soprattutto un passo in avanti verso la democratizzazione della mobilità di cui Toyota vuole essere non solo interprete, ma anche protagonista. Nei sistemi di trasporto senza conducenti, il costo di esercizio per miglia verrà ridotto del 50%.

Spostarsi sarà più facile, anche per anziani e disabili, e il tempo a bordo dei veicoli non sarà più perso e la spesa dovrebbe calare. Un dettaglio al quale nessun costruttore risponde è cosa farà quella gente che non potrà più lavorare sulle catene di montaggio né guadagnarsi da vivere guidando. Malgrado sia forse più una domanda da sociologi o economisti, Pratt spiega che «simili processi di cambiamento ci sono sempre stati nel corso della storia»: «Il problema è semmai la rapidità dei tempi attuali – concede – Ma credo che ci sia modo di trovare una adeguata collocazione».

Alcuni degli stessi livelli identificati per la guida autonoma sono definiti in modo poco preciso, anche se per l'epoca a cui risalgono si tratta di un buon lavoro». Toyota e Pratt ragionano in modo diverso: «Noi ci poniamo degli obiettivi, che può darsi coincidano con i livelli. Il tre, ad esempio, è vago. Per noi è una questione di risultati, non di definizioni. Noi sviluppiamo tecnologie e funzioni per raggiungerli».

«La guida autonoma può salvare vite – conclude Pratt – ma non facciamoci mettere all'angolo». Tanto per cominciare perché, appunto, nessuno può dire con precisione quando arriverà e poi perché, come nella visione di Toyota, ci sono altre funzioni che possono fare altrettanto. Inclusa l'attendibilità dei dati sui quali si baseranno le prossime comunicazione tra veicoli e tra questi ultimi e le infrastrutture.

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Domenica 8 Ottobre 2017 - Ultimo aggiornamento: 09-10-2017 17:32 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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