Da sinistra, la GL, la GLK, la ML e la mitica Classe G in Nord Africa

Mercedes, le Stelle del deserto:
i Suv tedeschi conquistano la Tunisia

di Giampiero Bottino
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TUNISI - In viaggio nel deserto tunisino per mettere alla prova (e farsi mettere alla prova) l'intera e ricca gamma dei Suv con la Stella, quattro vetture interpreti di una ricetta che riesce a combinare al meglio, con dosaggi commisurati alla vocazione di ogni modello, il lusso, il comfort, la tecnologia e lo spirito d'avventura.

Aspettando la piccola. Il poker costituito da G, ML, GL e GLK ha avuto il compito non solo di dimostrare il know-how della Stella in questa tipologia di vetture, ma anche di costituire una sorta di «comitato d'accoglienza» in vista dell'arrivo orma imminente - primi mesi del 2015 - del quinto gioiello della collana, più piccolo ma non per questo meno prezioso: la GLA, cioè la declinazione in chiave Suv della nuova Classe A che tante soddisfazioni sta dando a Stoccarda e che è destinata a dare origine a una numerosa e articolata famiglia.

Il viaggio. Poco meno di mille chilometri in due giorni, in buona parte su piste sterrate dal fondo aspro e insidioso, hanno consentito di valutare a fondo le capacità dei veicoli della Stella, che hanno esibito una robustezza a tutta prova e una disinvoltura encomiabile, seppur diversa da modello a modello. Tra sterminate piantagioni di olivi allineati come soldati in parata e imbarazzanti distese di rifiuti che trasformato ettari di terreno in discariche a cielo aperto, abbiamo lasciato la dolce e turistica Djerba per raggiungere - valicando l'estrema propaggine della catena dell'Atlante - l'oasi di Ksar Ghilane, porta d'accesso tunisina al Grande Erg Orientale, il grande deserto sabbioso che si protende, occupandone una buona parte, in territorio algerino. Terra di dune infinite, di fortini in rovina che ricordano l'epopea della Legione straniera, di tramonti mozzafiato e di cieli incredibilmente stellati.

Le strade. La tappa intermedia, prima di imboccare la via del ritorno verso Tunisi, distante più di 600 km, ha consentito di affrontare le insidie della sabbia la cui coltre soffice come cipria copre durezze imprevedibili e che dietro ogni duna nasconde il rischio della figuraccia, della necessità di ricorrere ai mezzi d'appoggio per liberarsi da imbarazzanti insabbiamenti. Una pausa di relax e quasi di gioco per sciogliere la tensione accumulata lungo le piste dove la ghiaia si alterna alla roccia, la sabbia cristallizzata a dura come pietra ai fondi corrugati dal passaggio dei camion che impongono di raggiungere una certa velocità, detta di galleggiamento, per evitare una serie interminabile di fastidiosi sobbalzi. Salvo poi rischiare il decollo per un'asperità che può cogliere di sorpresa chi non ha grande esperienza nella guida su questi terreni, che sono - ve lo assicuriamo - lontani anni luci dagli sterrati che si possono incontrare sulle nostre strade.

I veicoli. Perché questo deve essere chiaro: per godere il fascino (indubbio) di un raid su percorsi così impegnativi non bastano veicoli moderni, robusti e tecnologici come le Mercedes protagoniste della prova. Bisogna avere la pazienza e l'umiltà di imparare a destreggiarsi in ambienti non sempre amichevoli, capaci in ogni momento di mettere in discussione l'integrità del mezzo e dei suoi occupanti. La vettura resta comunque una componente essenziale, e il poker della Stella ha in questo senso evidenziato una gerarchia precisa. Più il gioco si faceva duro, più emergeva la leadership della Classe G, il fuoristrada duro e puro della Mercedes tra l'altro presente nella versione Professional, essenziale e spartana ma efficacissima, la più vicina alle origini militari del veicolo. Sulle piste era in grado di tenere andature proibitive per le «colleghe» più raffinate, tra le dune è stata l'unica a perdonare anche gli errori degli «aspiranti stregoni» come chi scrive, dribblando ogni tentativo d'insabbiamento.

Il paradosso. Le altre vetture hanno dato prova di estrema robustezza e di adeguata disinvoltura, pur confermando che il fuoristrada estremo non è la loro vocazione prioritaria, soprattutto se prive del pacchetto off-road come quelle a disposizione del raid. In compenso, quanto a comfort e a vivibilità hanno vinto largamente la sfida, confermando un'inevitabile superiorità dinamica quando dagli sterrati si è passati all'asfalto. Merito anche di una dotazione tecnologica sconosciuta alla G Professional, addirittura eccessiva nel contesto tunisino, come hanno confermato i problemi che hanno bloccato a turno i due modelli - la GL e la ML - dotate del sofisticato diesel pulito BlueTec e messe in difficoltà dal gasolio tunisino, troppo ricco di zolfo: i sistemi di protezione hanno innescato i sistemi di protezione del motore, tagliando la potenza e limitando la velocità.

Il carburante. Un inconveniente verificatosi, ovviamente, nonostante i rifornimenti fossero ovviamente effettuati nelle stazioni di servizio ufficiali e non nelle innumerevoli «stazioni di servizio» diffusissime nel deserto: quattro pezzi di lamiera, una «pompa» costituita da un contenitore collocato su un treppiede e collegato da un tubo al bocchettone del serbatoio. Tutto intorno, decine di taniche piene di gasolio, distribuite dai numerosi pick-up che si vedono, carichi fino all'inverosimile, sulla strada che collega con la vicina Libia dove il carburante ha un prezzo (politico) di 9 eurocent al litro, contro i 74 del prezzo medio alla pompa in Tunisia.

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Martedì 26 Novembre 2013 - Ultimo aggiornamento: 28-11-2013 17:41 | © RIPRODUZIONE RISERVATA