Il Nissan Navara tra le dune del Sahara

A spasso nel Sahara, al volante del Nissan Navara fra le dune del deserto

di Mattia Eccheli
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ERFOUD - Alle porte del Sahara in Marocco, nella regione di Errachidia, a quasi 600 chilometri a est di Marrakech, poco lontano dal confine con l’Algeria, il progresso sembra essersi fermato a qualche decennio fa. Sicuramente dal punto di vista musicale. Sulla terrazza dello Xaluca hotel, nella spettacolare notte africana ricamata di stelle, rimbomba musica disco degli anni Ottanta.

Dal secondo piano del ristorante si esplora il buio, nel quale a poche decine di metri di distanza lampeggiano le luci di uno dei numerosi posti di blocco della polizia. Come dromedari di una carovana, nel parcheggio dell’albergo “sonnecchiano” i Nissan Navara reduci dall’escursione nel deserto, tra piste aride e polverose, un tratto di percorso dalla Dakar quando ancora si correva in Africa e dune. Con i suoi 9 milioni chilometri quadrati di estensione, il Sahara è il più grande deserto della terra. Un oceano di sabbia che cambia, un mare di silenzio che nasconde la vita. Che solo pochi conoscono e che ancora meno sanno percepire.

L’avventura al volante del pick-up giapponese è l’addio ad una civiltà e l’omaggio ad un’altra. A quella che ricorda orgogliosamente come “voi avete gli orologi, ma noi abbiamo il tempo”. Il nuovo Navara Double Cab ha il colore della sabbia, la trazione integrale ed il motore Euro 6 (fino a 8 grammi di CO2 in meno per chilometro): è equipaggiato, unico nel segmento, con le sospensioni posteriori a cinque bracci multi-link che lo rendono straordinariamente comodo e confortevole. Sull’asfalto si comporta con la stessa compostezza di un’auto, solo che assorbe meglio le imperfezioni della strada ed assicura una visibilità di gran lunga superiore. E quando si lascia la carreggiata per imboccare lo sterrato che attraversa l’oasi, in un budello tra case bianche e basse e palme che rivelano la presenza di acqua, ci si accorge anche del suo quasi naturale ordinato assetto sui fondi veramente irregolari.

Nel viaggio all’indietro nel tempo, dove le strutture più moderne sono pubbliche, dove le abitazioni sono ammassate sulle vie principali, dove i carri trainati da cavalli sono mezzi di trasporto normali, dove la “piaga” dei centri commerciali non ha ha ancora omologato l’urbanistica, dove le donne camminano indisturbate lungo il ciglio della strada, per lo più senza burka, dove i più piccoli giocano e dove gli uomini sembrano sempre impegnati nel contrattare su qualcosa, Nissan Navara è quasi un’astronave. I bambini guardano e salutano, gli adulti lo squadrano. A due passi dal Sahara Garden Auberge, dove con una manciata di dirham si possono perfino noleggiare gli sci (nel vicino ostello offrono il surf), comincia il deserto. Le dune sono una trappola se si perdono calma e concentrazione. Il motore biturbo da 2.3 litri da 190 cavalli con 450 Nm di coppia massima, il top della gamma (l’altro è un turbo da 160 e 403 Nm), assicura potenza a sufficienza per affrontare le montagne di sabbia che cambiano forma.

Fermarsi nel punto sbagliato significa restare bloccati. Il piede deve stare sull’acceleratore, il freno è inutile. Il deserto è spettacolare. Nell’immensità del vuoto spunta una pianta, circondata dal niente. Nell’enormità quasi spettrale caratterizzata dall’azzurro del cielo e del rosso della sabbia compaiono le orme rotonde dei dromedari, sempre circondate dal niente, anche se a qualche chilometro di distanza, accanto ad ogni tenda dell’accampamento dei beduini, si trova un impianto fotovoltaico portatile: anche fra le dune, insomma, si può scegliere. Con il pick-up ci si avventura nell’esplorazione di questo minuscolo squarcio di infinito. Gli pneumatici Conti CrossCounty da 225/60 R 18 LX, la cui pressione è stata abbassata ad un bar per aumentare l’aderenza, non affondano. Con la trazione integrale e le ridotte inserite Nissan Navara “galleggia” sulla sabbia per completare il giro nel deserto. Sullo sterrato secco e duro “naviga” a velocità elevate: 120 all’ora senza quasi sentirli. Fino al suggestivo catino di Gara Medouar, la bocca di fuoco di un vulcano estinto, dove sono state girate anche alcune scene di “Spectre”, il ventiquattresimo film della saga di James Bond e, nel 2015, con 245 milioni di dollari di budget, anche una delle dieci pellicole più costose della storia. Navara non si lascia impressionare degli scaloni di roccia che portano fino in cima al cratere, là dove lo sguardo si confonde nel caleidoscopio di luce creato dal sole.

In questo paesaggio, Nissan interpreta l’essenza dei pick-up, nati come veicoli da lavoro (in Italia possono venire immatricolati solo come autocarri) ma diventati sinonimo di indipendenza. In Africa lo sono veramente, non soltanto perché non sono in molti a potersi permettersi l’acquisto di un veicolo “occidentale” nuovo. Ma perché un pick-up come Navara ha una capacità di carico utile superiore alla tonnellata e può trainare altri 3.500 chilogrammi. Equipaggiato con sistemi di assistenza alla guida all’avanguardia (dall’Hill Descent Control all’Around View Monitor, dalla frenata di emergenza assistita fino ai sensori di parcheggio ed al cruise control) e con il differenziale posteriore autobloccante, è un veicolo anche sicuro. E garantito dal costruttore per 5 anni o 160.000 chilometri. La “rivincita” di chi viaggia in questo maestoso continente recita più o meno così: “Voi avete il deserto, noi il Navara per affrontarlo”.
 

 

 

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Giovedì 10 Novembre 2016 - Ultimo aggiornamento: 11:45 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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