La Ferrari 312B

La mitica Ferrari 312B diventa un film: al cinema la storia che segnò un'era della F1

di Sergio Troise
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ROMA - Ci sono auto che hanno scritto la storia della Formula 1, ma non sono soltanto quelle vincenti, arrivate al top con il titolo mondiale piloti o costruttori. Ce ne sono altre che si sono guadagnate un posto di riguardo nella memoria di tutti, addetti ai lavori e semplici appassionati, anche se il titolo iridato l’hanno solo sfiorato. Tra queste ce n’è una che a distanza di quasi 50 anni dal suo esordio in pista s’è guadagnata nientemeno che l’attenzione del cinema: è la Ferrari 312B, monoposto che gareggiò tra il 1970 e il 1971, assicurandosi, in 19 presenze, cinque vittorie (quattro il primo anno, una il secondo), 6 pole position e 11 record sul giro in gara.
 

A distanza di tanto tempo la Ferrari 312B torna a esibirsi in una corsa riservata alle auto storiche che si svolge con cadenza biennale sul circuito di Montecarlo. E proprio per questo si guadagna un ruolo da protagonista in un docufilm di 85 minuti dal titolo semplice quanto efficace: “Ferrari 312 B”. Annunciato nelle sale dal 9 al 10 ottobre prossimi, il film è stato prodotto da Tarpini Production e distribuito in 250 copie dalla Nexo Digital, con i media partner Radio Deejay, MY Movies.it, Tuttosport e Corriere dello Sport.

Il regista è Andrea Marini, che alla vigilia dell’uscita nelle sale ha confessato: “Approcciare un documentario che parla di auto da corsa, in particolare di Formula 1 degli anni 70, è molto affascinante per un regista; la velocità, il rischio, la bellezza, il suono sono tutti elementi interessanti per una storia, ma se a questo si aggiunge la più grande scuderia di sempre, il più grande ingegnere di Formula 1 del suo tempo, la passione di un gruppo di meccanici e il lavoro maniacale ed estenuante per raggiungere un obiettivo estremamente ambizioso e nobile, si hanno tutte le carte per ottenere un grande film. Un aspetto a cui tengo particolarmente – ha aggiunto Marini - è l’aspetto umano dei protagonisti sia del presente che del passato; questo film è una storia di uomini devoti alla loro passione, che hanno contribuito a creare un mito che risiede nei cuori di milioni di persone in tutto il mondo”.

Tra i protagonisti del film appare naturalmente il belga Jacky Ickx, che con la Ferrari 312B ottenne tre vittorie e molti buoni piazzamenti e lottò per il titolo mondiale del 1970 fino alla penultima gara (quel Mondiale venne poi assegnato alla memoria a Jochen Rindt, pilota della Lotus morto a Monza). Ma nel film si vedono, e si ascoltano, anche altre celebrità della Formula 1, come Niki Lauda, Jackie Stewart, Gerhard Berger, Damon Hill, e alcuni giornalisti e scrittori di fama internazionale come Nigel Roebuck, Bob Costanduros e Giorgio Terruzzi.

Altri piloti che guidarono la 31B furono lo svizzero Clay Regazzoni (una vittoria a Monza), l’italo-americano Mario Andretti (una vittoria in Sud Africa nel 1971) e l’italiano Ignazio Giunti (quarto posto nella gara d’esordio in Formula 1 a Spa-Francorchamps nel 1970). Ma il ruolo più importante, nella parte dedicata al recupero di questa monoposto entrata nella storia, è quello affidato a Paolo Barilla, ex pilota e oggi gentleman-driver disposto a staccarsi dagli impegni nella celebre azienda familiare per dedicarsi alla Rossa dall’illustre passato. Barilla ha acquistato nel 2014 un esemplare della 312B e ne ha affidato il restauro a Mauro Forghieri, il progettista che negli anni settanta era a capo del reparto corse della Ferrari.

 

 

Decisivo è nel film il ruolo di Forghieri, il quale racconta la storia dell’auto, dal foglio bianco ai vari aggiornamenti, fino al recupero dell’esemplare d’epoca che Barilla ha acquistato per riportarlo agli antichi splendori e schierarlo a Montecarlo nel GP delle Formula 1 storiche. “Mi sono affidato alla mia memoria e alle capacità di Stefano Scalzi e di un gruppo di tecnici e meccanici della Motortecnica” racconta l’ingegnere passato alla storia come “Furia”.

Ma perché la Ferrari 312B viene considerata un’auto tanto importante da meritarsi il ruolo di protagonista in un film? E’ presto detto: fu la prima vettura di Formula 1 a montare un motore 3000 12 cilindri boxer (cioè a cilindri contrapposti), da cui la sigla 312B. Ciò detto, lo stesso Forghieri ha sempre giudicato impropria quella definizione, e lo ricorda anche nel film spiegando che il suo 12 cilindri era in realtà un motore “piatto”, cioè con cilindri disposti a V di 180 gradi, e non contrapposti come nella disposizione boxer.

Quel motore segnò comunque una svolta epocale, tanto da essere utilizzato in successive evoluzioni fino al 1980. Sulla 312B si dimostrò il vero punto di forza della vettura, grazie al baricentro basso e all’elevata potenza (450 cv) derivata dal superamento dei difetti intrinseci al precedente 12 cilindri a V di 60°. Per il resto la vettura era abbastanza convenzionale, con un telaio costituito da una semi-monoscocca con tubi di acciaio e pannelli di alluminio e con il motore in grado di svolgere una funzione semi-portante. Completavano l’insieme due piccoli alettoni sul muso, e uno più grande alle spalle dell’abitacolo, sopra al motore. Per gli appassionati sarà bello rivederla e risentire, sia pure attraverso la mediazione del cinema, quel ruggito sconosciuto alle Formula 1 ibride di oggi…

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Martedì 3 Ottobre 2017 - Ultimo aggiornamento: 06-10-2017 07:36 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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