Un distributore di carburanti

Carburanti, i mancati ribassi costano
agli italiani 75 milioni in un solo weekend

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ROMA - «I mancati ribassi dei prezzi dei carburanti alla pompa costeranno agli italiani complessivamente 75 milioni di euro solo per gli spostamenti lungo strade e autostrade legati al controesodo del 29 e 30 agosto».

Lo denuncia il Codacons sottolineando che «all'andamento al ribasso del petrolio sta producendo pesanti effetti per le tasche dei cittadini. Basti pensare che un solo pieno di carburante costa oggi circa 5 euro in più a causa dell'insufficiente riduzione dei prezzi alla pompa».

«Chiediamo alla Guardia di Finanza di intervenire con urgenza, disponendo controlli e verifiche presso i distributori di benzina allo scopo di evitare l'ennesimo “scippo” a danno dei consumatori e sanzionare qualsiasi speculazione» afferma il Codacons. «L'Immobilismo del Governo rispetto a ciò che accade nel settore dei carburanti è inaccettabile, e trova spiegazione nel fatto che lo Stato guadagna grazie ai mancati ribassi della benzina.

Dei 75 milioni di euro in più che gli italiani pagheranno durante il controesodo, l'erario incasserà la fetta maggiore, pari a quasi 49 milioni di euro a titolo di tasse e accise» aggiunge l'organizzazione dei consumatori. «Per tale motivo - conclude il Codacons - non escludiamo azioni di responsabilità contro lo Stato Italiano ed una causa risarcitoria contro petrolieri e Governo per far ottenere ai cittadini il rimborso delle spese sostenute a causa dei mancati ribassi dei prezzi di benzina e gasolio alla pompa».

Il prezzo del petrolio crolla ma quello della benzina, gravato per il 65% da tasse e accise, non fa altrettanto. La protesta dei consumatori è vecchia come il mondo, ma da qualche tempo ha cambiato destinatario, passando dalle scrivanie dei petrolieri ai tavoli dell'esecutivo, chiamato a introdurre misure che, almeno, intervengano sulle accise. Il governo, che come quasi tutti i precedenti assicura di avere allo studio un meccanismo di questo tipo, per il momento si limita a promettere che non ci saranno altri aumenti.

Stando alle rilevazioni del ministero dello Sviluppo economico aggiornate al 24 agosto, per un litro di benzina ci vogliono in media 1,542 euro, mentre per uno diesel si sborsano 1,381 euro. Si tratta di prezzi sensibilmente superiori a quelli del febbraio 2009, quando il greggio viaggiava, come oggi, intorno a quota 40 dollari (quotazione che, almeno, ha consentito un recupero del 10% della raffinazione nel primo semestre). Allora per un litro di verde ci volevano circa 1,3 euro e per uno di gasolio 1,1 euro.

Non tutto si spiega con il tasso di cambio (l'euro era a 1,28 dollari contro 1,15 di oggi), ma, per l'appunto, con il carico fiscale, che è aumentato considerevolmente tra scatti dell'Iva e incrementi delle accise. E sono proprio queste ultime, una sorta di Bancomat a cui molti governi hanno fatto ricorso per far fronte a esigenze di bilancio (a partire dall'ormai leggendario balzello per la guerra d'Etiopia del 1935), a finire nel mirino, anche perchè ulteriori scatti sono sempre possibili in ragione delle cosiddette "clausole di salvaguardia": si tratta di incrementi 'congelatì e messi nero su bianco in vari interventi normativi, che entrerebbero in vigore solo se altre voci di entrata presunte venissero meno.

L'Unione petrolifera ha avvertito che sono già programmati aumenti, fra Iva, clausole e coperture varie, fino al 2021 per 3 miliardi, pari a circa 12-14 cent al litro. Per questo il sottosegretario all'Economia, Paola De Micheli, ha tenuto ad assicurare che il governo non vuole far scattare gli aumenti, aggiungendo che non «sono previsti interventi sulle accise». I consumatori, però, non sono soddisfatti e fanno pressing da anni perchè si mettano a punto misure che consentano un meccanismo di sterilizzazione delle accise.

«Bisogna approfittare - osserva il segretario dell'Unione nazionale consumatori Massimiliano Dona - di questo momento favorevole, con i prezzi della benzina bassi, per introdurre e sperimentare una misura che, a parità di gettito per lo Stato, impedisca di svuotare le tasche degli automobilisti per via della doppia tassazione accise + Iva. Va fatto ora proprio perchè nell'immediato non entrerà in vigore e, quindi, non si rischiano buchi di bilancio imprevisti».

De Micheli ha assicurato che il governo ha «allo studio», ma «in fase embrionale», qualcosa di simile in senso «un pò più proporzionale», ma per i consumatori ormai se ne parla dal 2002 e, quindi, il tempo è scaduto: insomma, per l'Unc «non c'è niente di più facile di un meccanismo che riduca le accise quando il prezzo dei carburanti supera una certa soglia, ad esempio 1,90 euro al litro».

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Sabato 29 Agosto 2015 - Ultimo aggiornamento: 01-09-2015 17:13 | © RIPRODUZIONE RISERVATA