Massimo Natili

Addio a Massimo Natili: fu il pupillo di Taruffi e il copilota delle dive alla Mille Miglia storica

di Sergio Troise
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ROMA - E’ mancato Massimo Natili, uno dei più grandi rappresentanti dell’automobilisimo italiano tra gli anni 50 e 70. Aveva 82 anni, l’ha stroncato un’ischemia. I funerali si svolgeranno mercoledì 20 settembre alle 15 nel Duomo di Viterbo.

Gentleman driver di qualità, arrivò a guidare in Formula 1 e alla 24 di Le Mans. Fu pupillo di Piero Taruffi, l’ultimo vincitore della Mille Miglia, l’indimenticabile maratona sulle strade italiane oggi trasformata in gara di regolarità per vetture storiche: un evento che negli ultimi anni ha visto Natili al via in più d’una occasione come copilota delle dive, da Dalila Di Lazzaro a Simona Ventura, da Gabriella Carlucci ad Anna Falchi e Paola Perego.

Originario di Ronciglione (Viterbo), dove nacque il 28 luglio 1935, il giovane Massimo sentì accendersi la scintilla della passione già a 18 anni, quando cominciò a cimentarsi nelle gare in salita al volante di una Topolino, con la quale debuttò alla Vermicino-Rocca di Papa, classificandosi secondo. Poi passò alla 500 e, più avanti negli anni, a macchine sempre più impegnative, di varie marche e varie categorie, dalle monoposto (Formula Junior e Formula 3) alle Gran Turismo e alle Sport a ruote coperte.

Nel 1961 si segnalò come uno dei giovani più promettenti: fu l’unico in grado di contrastare la supremazia inglese in Formula Junior piazzandosi secondo al Gran Premio Lotteria di Monza con una Lotus della Scuderia Centrosud di Mimmo Dei, il talent scout romano grazie al quale riuscì a debuttare anche in Formula 1, al volante di una Cooper-Maserati: un’auto non di primissima fascia, con la quale Natili si mise comunque in gran luce misurandosi senza imbarazzi con piloti del calibro di Stirling Moss e Jim Clark e con le Ferrari di Phil Hill e Richie Ginther! Nel curriculum, la partecipazione al Gran Premio di Gran Bretagna del 1961, la qualificazione a Monza (ma poi non prese il via) e due presenze in Gran Premi non validi per il Mondiale, con un quarto posto nel GP Roma.

L’anno seguente (1962), arrivarono grandi soddisfazioni dal sodalizio con Gino De Sanctis nel campionato di Formula Junior, dove Natili fu protagonista di un drammatico incidente a Monza, risolto grazie al coraggio di uno spettatore. I successi con le monoposto del costruttore romano contribuirono ad accreditarlo come istruttore di guida in grado di dirigere la scuola di pilotaggio di Vallelunga, autodromo al quale il pilota viterbese è rimasto sempre molto legato: per anni, tra l’altro, detenne il record del “corto” (strappato a suo tempo a Vaccarella).

Dopo aver vinto il titolo italiano Sport nel 1965 al volante di una Lotus-Giannini, nel ’66 Natili fu protagonista di una vera e propria avventura alla 24 di Le Mans. Convocato all’ultimo minuto da Giotto Bizzarrini, arrivò in macchina al circuito, che non conosceva affatto. Infilati casco e tuta, al via si mise nella scia della Ferrari di Scarfiotti per memorizzare le traiettorie. La gara per la Bizzarrini numero 11 durò poco più di quattro ore, ma l’exploit di Natili è rimasto nella storia della più importante corsa di durata del mondo.

In età matura, e nonostante gli impegni di lavoro al vertice di una concessionaria BMW e come presidente della delegazione viterbese del CONI, l’ormai anziano pilota ha scoperto anche il rallycross. Ma non solo: nel 1987, a 52 anni, è andato oltreoceano per partecipare alla One Lap of America, la famosa Cannonball, avventurosa maratona nella quale si è piazzato ottavo assoluto e primo di categoria con un’Alfa Romeo 75.

Nel 2013 s’è impegnato come socio fondatore del Club Amici di Vallelunga, sodalizio formato da un gruppo di ex piloti, preparatori e appassionati, presieduto dal giornalista Lino Ceccarelli, nato con lo scopo di valorizzare il legame con l’autodromo romano: il grande amore di Massimo. Che la terra gli sia lieve.
 

 

 

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Martedì 19 Settembre 2017 - Ultimo aggiornamento: 20-09-2017 19:01 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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