Pietro Innocenti, direttore generale di Porsche Italia

Innocenti (Porsche Italia): «Macan auto perfetta per noi. Mission E è un gioiello»

di Mattia Eccheli
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LE MANS – Il futuro di Porsche è cominciato: “Se tutte le prestazioni annunciate verranno confermate, e non ho alcun motivo per metterle in dubbio, allora sarà una rivoluzione per il mondo dell'auto e non solo per il nostro marchio”. Lo afferma Pietro Innocenti, 49enne trevigiano di nascita, ma cittadino del mondo con esperienze in Cina e negli Emirati Arabi (14 anni di Ferrari) da quattro anni alla guida della filiale italiana del nobile costruttore di Zuffenhausen. Il riferimento è a Mission E, il concept a batterie esibito lo scorso anno al salone di Francoforte: “Siamo ansiosi – dice – anche se dovremo aspettare ancora qualche anno prima di vederlo su strada”.

Perché rivoluzionario?

“Perché tra le altre cose trasferisce tecnologie, esperienze e conoscenze che Porsche ha maturato nel campo del Motorsport, comprese quelle raccolte qui a Le Mans”.

Il domani dell'auto sarà veramente elettrico?

“La domanda è se per quando arriverà Mission E esisterà una adeguata struttura che possa consentire l'utilizzo di un modello del genere. Al momento non vedo una volontà da parte delle istituzioni: per questo Porsche ed altri costruttori stanno lavorando in maniera congiunta con l'obiettivo di avere una rete di ricarica sufficientemente estesa nel giro di 4/5 anni”.

Tesla fa paura?

“Non in senso stretto e non nel mercato di oggi. Ma ha lanciato una sfida al mondo dell'auto ed in futuro dovremo fare i conti anche con questo marchio. Senza Tesla forse non ci sarebbe nemmeno stato un progetto come Mission-E, sul quale Porsche ha investito oltre un miliardo di euro”.

Possiamo dire che la crisi è finita? E che, anzi, per Porsche non è mai cominciata?

“Possiamo dire che anche noi abbiamo attraversato un periodo duro, tra il 2012 ed il 2013, ma più per gli effetti del superbollo e dei controlli della Guardia di Finanza: diversi clienti avevano addirittura deciso di vendere le loro auto”.

E adesso?
“Il fenomeno è rientrato, anche se suggerirei lo stesso l'abolizione del superbollo perché credo che se non ci fosse lo Stato incasserebbe di più. Dal 2014, in ogni caso, c'è stata un'inversione di tendenza molto netta”.

È tornato l'ottimismo o sono arrivati nuovi modelli?

“L'arrivo di Macan ci ha aiutato parecchio: un'auto perfetta per il nostro mercato che adesso sta andando ancora meglio rispetto al lancio. È piaciuta veramente tanto. Nel 2015, così rispondo anche alla prima parte della domanda, il lieve miglioramento della situazione economica ha confermato l'andamento del mercato, avvalorato adesso dai primi positivi mesi del 2016”.

Tutto merito di Macan?

“Non è un più un fenomeno relativo ai soli Suv, ma anche alle due posti che negli anni precedenti non erano andate così bene. Nel proprio segmento, la 911 ha una quota tra il cinquanta ed il sessanta per cento”.

Nell'immaginario collettivo, Porsche è un'auto maschile che si vende soprattutto al nord...

“Abbiamo 35 concessionarie e 18 centri di assistenza e anche se la maggior parte dei volumi li facciamo al nord, siamo ben rappresentati anche al centro e al sud. Penso a Firenze, Roma, Napoli, Catania e Bari. I nostri clienti sono imprenditori, non necessariamente grossi industriali, ma gente concreta che sa apprezzare la tecnologia senza eccessi di Porsche: una sorta di affinità con il modo produttivo. Le donne sono decisive nel processo di acquisto e di personalizzazione. Ma sono in crescita anche quelle che guidano e posseggono una Porsche: siamo al 15-20%”

E preferiscono?

“Macan è piaciuta molto alle donne perché è versatile, spaziosa e adatta al contesto urbano”.

In attesa dell'elettrico, come va l'ibrido?

“Con Cayenne e Panamera siamo al 10% di quota nonostante l'assenza di incentivi esterni. È un bel risultato che dimostra la sensibilità sui temi della sostenibilità degli imprenditori. Tra i nostri clienti ne conosco molti che stanno investendo su questo fronte e la scelta ibrida è coerente con questa impostazione”.

A proposito di incentivi: servono?

“Innanzitutto serve una volontà chiara, che ancora non vedo, per favorire la diffusione delle auto con alimentazioni sostenibili. Gli incentivi possono anche essere diversificati. Penso a possibili bonus economici per modelli entry level, mentre per il segmento premium potrebbero essere studiate formule come i parcheggi in zone centrali, l'accesso facilitato a determinate aree, l'abolizione del superbollo ed una maggiore deducibilità fiscale, cioè misure a costi contenuti, ma le cui ricadute potrebbero avere effetti positivi non soltanto sui volumi, ma anche sul gettito fiscale”.
 

 

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Mercoledì 24 Agosto 2016 - Ultimo aggiornamento: 25-08-2016 16:19 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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